UN CONTRIBUTO DI AMIR ISSAA SUL RAP IN UN LIBRO UNIVERSITARIO – (Verso una musicologia transculturale)

Sono fiero di aver parlato del rap in un libro accademico per le università Italiane grazie alla collaborazione con la docente Serena Facci di Università Tor Vergata. All’interno di “Verso una musicologia transculturale” troverete un approfondimento tecnico sulla connessione che c’è tra i canti tribali come l’Amazina e il rap analizzando alcuni miei testi. – (Edito da Neoclassica / Etnografie sonore)

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AMIR ISSAA X ARCHIVIO MAGAZINE / MC GIAIME

Nell’ultimo numero di Archivio magazine un mio testo sull’archivio di Mc Giaime che si trova all’ Università di Roma Tor Vergata. Ringrazio Valerio Millefoglie per avermi coinvolto.

Quando mi sono avvicinato all’Hip Hop avevo poco più di tredici anni e vivendo nella periferia romana di Torpignattara, non era facile trovare altri ragazzi con la mia stessa passione. Andare in centro era un viaggio alla ricerca di anime gemelle, sullo sfondo c’era Piazzale Flaminio, la nostra Sedgwick avenue (indirizzo civico dell’edificio in cui abitava Dj Kool Herc, nel Bronx, casa anche dei primi party del genere negli anni ’70). Già in quel periodo, primi anni ’90, il nome di Giaime era contornato da un’aura leggendaria. C’era chi lo raccontava come uno studioso che passava giorni a tradurre testi di canzoni rap in italiano e chi ne narrava le doti artistiche nel writing. Ricordo bene la prima volta che entrai a casa sua e quella sensazione di familiarità, nonostante io fossi il figlio di un delinquente e lui di un deputato. Io dalla Casilina e lui in zona Prati. Al centro: la passione per la cultura Hip Hop che ci rendeva uguali. Dopo la sua morte prematura sono rimasto in contatto con la madre e periodicamente passo a trovarla in quella che oggi è una “casa museo”. Tutti gli sketch che Giaime aveva accumulato sono stati incorniciati e appesi alle pareti, dal salotto alla cucina, rendendo quell’appartamento borghese una galleria di arte urbana. Nella sua stanza c’era il mondo che portava dai suoi viaggi all’estero: dischi rigorosamente in vinile catalogati con cura, riviste, poster e altre chicche. Ora, in quella stanza possono entrarci tutti.

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