TEMPESTA / LA MOSTRA DI GREG JAGER – TESTO CRITICO DI AMIR ISSAA

Greg Jager è un artista di Roma con cui ho già collaborato in passato per la realizzazione della copertina del libro Vivo per questo. In occasione della sua mostra personale alla Galleria 206 a Bari, ho avuto l’onore di scrivere il testo critico e potrete leggerlo di seguito. E’ stato segnalato anche dal portale Cielo Terra Design di Paolo Casicci. Un altro step signficativo nella mia carriera da autore.

“Abbiamo scritto più volte di questo visual artist partito dai graffiti e arrivato con il suo astrattismo maturo a una forma di urban art contemporanea. Ma che cosa è la Urban Art? Prova a rispondere nel testo critico che accompagna la mostra – e che pubblichiamo – Amir Issaa, storico rapper e writer romano appartenente ai collettivi Rome Zoo e TRV, attento osservatore della creatività urbana e co-fondatore della piattaforma creativa The Hasib Posse“.(Cielo Terra Design)

LASCIARE UN SEGNO INDELEBILE IN OGNI CONDIZIONE

Negli ultimi anni siamo stati spettatori di un fenomeno che molti inquadrano superficialmente sotto l’etichetta “Urban art”, spesso intesa come pratica di decoro urbano. Questa definizione è anche fin troppo inclusiva e ingloba al suo interno una moltitudine di declinazioni, ma se vogliamo parlare di arte urbana nella sua ampiezza dovremmo includere anche tutte le modalità non autorizzate. Ne è passato di tempo da quando i primi writer newyorkesi come A One, Lee Quinones, Rammellzee, Crash, Toxic, Daze e Futura 2000 hanno iniziato a dialogare con le gallerie d’arte e i musei (“Arte di frontiera. New York Graffiti” a cura di Francesca Alinovi, Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 1984), e non a caso i più eclettici sono ancora in attività e hanno quotazioni di alto livello sul mercato. Quelli che semplicemente hanno spostato il loro playground dai treni alle tele senza un processo evolutivo, molto probabilmente fanno più fatica a fare emergere la propria personalità. E la domanda a cui non sarò io a dare una risposta è la seguente: “Ha senso trasferire un “pezzo” dal suo habitat naturale, che sia un muro o un treno, e trasferirlo sulla parete di una galleria d’arte o di un museo?”. L’inganno del superego legato indissolubilmente all’essere un writer ha portato intere generazioni a creare un corto circuito artistico in cui la credibilità e la purezza vengono apprezzate all’interno della scena dei graffiti più del risultato finale, ed è un discorso comprensibile quando sei un ragazzo in lotta con la società, ma non può e non deve diventare una gabbia che limita l’uso della creatività.

Greg Jager è tra gli artisti Italiani che con naturalezza stanno seguendo il flusso di questo processo evolutivo, senza nessuna ipocrisia e ben coscienti del ruolo che hanno nel mondo dell’arte contemporanea. La assidua pratica del trainbombing ha trasformato i desolati depositi di treni in vere e proprie palestre di sperimentazione dello stile. L’atto di dipingere sui vagoni in yard è un rituale che Greg Jager ha praticato negli anni con l’esigenza di evadere dalla realtà, alla ricerca di un luogo dove poter esprimere la propria estetica senza alcun filtro imposto dall’alto. È proprio questa condizione che lo ha trascinato dalle yard allo studio. Ma in questo passaggio qualcosa cambia: lo shift da spazio pubblico a privato pone nuove condizioni che lo spingono alla ricerca di una formula visiva in grado di  dialogare con contesti galleristici e museali.

L’uso ragionato dello spray nelle sue opere sancisce questo eterno legame e ne è ormai un tratto distintivo, e anche se utilizzato in minima parte è un aspetto che non può sfuggire agli occhi di chi ha una certa sensibilità. Le sue strutture danno l’idea di trovarsi davanti ad un “caos stilistico”, ma si percepisce sempre molto bene la non casualità in cui emerge un legame con il mondo digitale. Come una tempesta che con violenza risucchia al suo interno tutti gli elementi che si trova davanti, e li trasforma in qualcosa di nuovo decostruendo e ricostruendo la realtà, attraverso infinite possibilità, lasciando allo spettatore l’onore e l’onere di trovare una chiave di lettura, ammesso che ce ne sia solo una. Nella sua ricerca si nota il recupero di tematiche legate alle avanguardie storiche – come il Futurismo, il Dadaismo, il Bauhaus, il Costruttivismo Russo e la Cinetica – rielaborate alla luce delle ricerche artistiche più recenti, quali l’astrattismo contemporaneo di El Tono, Clemens Behr, MOMO, Boris Tellegen, Jason Revok, Felipe Pantone per citarne alcuni – con l’intento di abolire ogni frontiera tra graffiti writing e arte contemporanea.

Greg Jager è riuscito a fondere la sua passione per l’astrattismo con un’attitudine ed una tensione emotiva che non può prescindere dall’aver dipinto per anni in situazioni estreme, e ora che l’illuminazione non è più quella fioca di un lampione nelle ore notturne, ma è quella delle luci continue del suo studio, è riuscito a dare giustizia a quello che è l’obiettivo comune di ogni artista, ovvero: “Lasciare un segno indelebile in ogni condizione”. Che ci sia il sole o davanti a una tempesta Greg Jager ha metabolizzato le notti fredde passate in strada ed ha maturato oggi un nuovo linguaggio che trasmette una risposta emotiva senza tradire il suo background. – (Amir Issaa)

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AMIR ISSAA / IUS POLITICA – (Drago publisher)

Sul sito di Drago Publisher potete leggere un articolo scritto in Inglese dalla giornalista Danielle Hurren. E’ un approfondimento sul mio lavoro artistico in relazione al tema delle seconde generazioni, e al contributo per il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli Immigrati. Selezionando la lingua in alto a destra c’è anche la versione tradotta in Italiano.

“By focusing his art on the necessity of bringing his own and others citizenship into the realm of statutory rights, he makes his own form of payback. He gives voice to all those who are born to an incognito legal status, for which rap and hip-hop often function as a homing device. A way for kids to ground themselves in a culture of rap and hip-hop in a society which leaves them ethereal in terms of their legal rights and status“.

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LA GENERAZIONE HIP HOP E L’ITALIA MULTICULTURALE – (La città nuova – Corriere)

Gabriella Kuruvilla ha scritto un bellissimo articolo sulla mia storia per La città nuova, un blog di Corriere della sera, focalizzando la sua attenzione sull’impegno che ho dedicato alla causa della cittadinanza per i ragazzi di Seconda generazione, ma senza tralasciare i vari aspetti della mia carriera a livello artistico. Rap, graffiti, il libro Vivo per questo e i tour didattici negli States.

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GRAFFITI NER KORE / PREFAZIONE DI AMIR ISSAA – (Wholetrainpress)

Felice di annunciarvi che ho scritto la prefazione del libro Graffiti Ner Kore, realizzato dalla crew GNK e edito da Whole Train Press. Da oggi potrete leggere in anteprima un capitolo sul sito di The Hasib Posse.

Raccontare una decade di graffiti della Capitale e farlo con una narrativa leggibile non solo dagli addetti ai lavori, è questo il grande merito di Graffiti Ner Kore. Stili sempre diversi per ogni storia, corredata da un’illustrazione realizzata per essere un’opera unica con i racconti, questa la formula che rompe completamente gli schemi. Il registro linguistico crudo, usato per la stesura del progetto, è stato scelto per far arrivare al lettore la visceralità con cui i membri della crew hanno vissuto alcuni momenti della loro vita e per discostarsi da ciò che potrebbe richiamare forzatamente il concetto canonico del bello o l’autocelebrazione. Un libro impreziosito dalla prefazione di Amir Issaa aka Cina TRV, interamente realizzato da artigiani a Roma per una cura dei particolari di stampa, in tiratura limitata di 250 copie. Per ogni illustrazione presente nel libro è stata realizzata una stampa in tiratura super limitata, firmata dall’autore, distribuita in abbinamento con tutte le copie.

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UN RAPPER ITALO / EGIZIANO A NEW YORK – (Esquire)

Durante il tour che ho fatto a New York a Marzo del 2019 ho incontrato Clara Ramazzotti, una giornalista Italiana che vive nella grande mela e collabora con la rivista Esquire, e mentre ero a CUNY – (City university of New York) abbiamo fatto una chiacchierata sulla mia carriera e su questo nuovo percorso nelle università degli Stati Uniti.

Pioniere della cultura hip hop in Italia, ora entra nelle scuole per parlarne: anche oltreoceano, come ci racconta in questa intervista“.

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AMIR ISSAA OSPITE A VIENI DA ME CON CATERINA BALIVO – (RAI 1)

Dal sito di RaiPlay: Amir, rapper italiano di fama internazionale, racconta come è arrivato al successo. Amir racconta cosa ha provato a tornare da adulto nel carcere in cui andava da bambino a trovare suo padre, oggi racconta la sua storia nelle scuole e nelle università per dare speranza ai giovani. Amir spiega come la musica gli sia servita come terapia per lasciarsi alle spalle il dolore del passato – Per guardarlo clicca qui

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AMIR ISSAA – VIVO PER QUESTO / UNITED STATES TOUR 2018 – (Video)

Nel 2018 sono andato in tour negli Stati Uniti per presentare il mio libro “Vivo per Questo” facendo tappa in molte università dalla costa est a quella ovest. Da New York in cui sono stato ospitato a Casa Zerilli Marimò con Stefano Albertini, passando per Mount Holyoke, Georgetown, Ohio State arrivando fino a San Diego State University invitato dalla professoressa Clarissa Clò, che mi ha introdotto nella scena locale connettendomi con rapper storici come Parker Edison. Questo video racchiude alcuni tra i momenti più significativi.

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DA ROMA A NEW YORK: AMIR ISSAA E’ IL RAPPER CHE CANTA L’ITALIA MULTICULTURALE – (La voce di New York)

La giornalista Liliana Rosano, che scrive su La voce di New York, mi ha fatto una lunga intervista. Ci siamo sentiti mentre ero già arrivato negli states per il Vivo per questo – NYC tour. A pochi giorni dalla mia tappa a NYU, ospitato da Casa Zerilli Marimò, una fondazione che si occupa di promuovere la cultura Italiana nella grande mela. E’ la prima volta in cui un magazine Italiano che esce solamente negli Stati Uniti si è interessato alla mia storia di Italiano di seconda generazione.

Impegnato nel sociale con progetti educativi e musicali rivolti alle scuole per combattere stereotipi e pregiudizi, Amir Issaa nel suo libro ci consegna una storia vera, senza filtri, intensa. E mentre si prepara a suonare a New York, sull’Italia di oggi dice: “Chi vuole vederla vada nelle scuole”. 

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