“Educazione rap” è il titolo del mio nuovo libro in uscita a Maggio con Add editore e sull’inserto del Corriere della sera “La lettura” ne ho parlato in una lunga intervista. L’obiettivo è entrare nella scuola italiana con un testo in cui racconto agli studenti tutto quello che ho imparato grazie al rap, partendo da informazioni a livello storico, per arrivare alla parte linguistica e espressiva di questa musica che mi ha cambiato la vita. Ringrazio Maria Egizia Fiaschetti per essere riuscita a trasmettere al meglio la mia storia.
Lunedì 8 Marzo tornerò a trovare gli studenti di University of colorado boulder per un workshop in cui lavoreremo con i testi delle canzoni e il mio libro “Vivo per questo“. Tutto si svolgerà a distanza tramite zoom e ringrazio la professoressa Michela Ardizzoniper avermi coinvolto.
Per informazioni sui miei laboratori didattici scrivi una mail a: flavio@propapromoz.com
Ho iniziato a fare rap perché era l’unico mezzo che conoscevo per raccontare la mia vita, e oggi vengo menzionato come docente su Nova / Il sole 24 ore da Gabriele Caramellino. Ringrazio Flavia Trupia che mi ha coinvolto nel progetto Raptorical .
L’Hip Hop mi ha cambiato la vita positivamente e oggi porto questa testimonianza ai ragazzi più giovani. Qui in Italia ancora siamo indietro sull’utilizzo di questa cultura come strumento didattico ma non è così negli Stati Uniti, dove vado spesso a lavorare nei dipartimenti di lingua e cultura Italiana, e dove non c’è niente di strano ad andare in università e parlare di rime e beats, come fa il mio amico Rovion Reed. Ringrazio Angela M. Mosley, Valentina Astral Migliarini e You Artistry Collaborative per avermi coinvolto nel progetto #sonohiphop.
Quando mi sono avvicinato all’Hip Hop avevo poco più di tredici anni e vivendo nella periferia romana di Torpignattara, non era facile trovare altri ragazzi con la mia stessa passione. Andare in centro era un viaggio alla ricerca di anime gemelle, sullo sfondo c’era Piazzale Flaminio, la nostra Sedgwick avenue (indirizzo civico dell’edificio in cui abitava Dj Kool Herc, nel Bronx, casa anche dei primi party del genere negli anni ’70). Già in quel periodo, primi anni ’90, il nome di Giaime era contornato da un’aura leggendaria. C’era chi lo raccontava come uno studioso che passava giorni a tradurre testi di canzoni rap in italiano e chi ne narrava le doti artistiche nel writing. Ricordo bene la prima volta che entrai a casa sua e quella sensazione di familiarità, nonostante io fossi il figlio di un delinquente e lui di un deputato. Io dalla Casilina e lui in zona Prati. Al centro: la passione per la cultura Hip Hop che ci rendeva uguali. Dopo la sua morte prematura sono rimasto in contatto con la madre e periodicamente passo a trovarla in quella che oggi è una “casa museo”. Tutti gli sketch che Giaime aveva accumulato sono stati incorniciati e appesi alle pareti, dal salotto alla cucina, rendendo quell’appartamento borghese una galleria di arte urbana. Nella sua stanza c’era il mondo che portava dai suoi viaggi all’estero: dischi rigorosamente in vinile catalogati con cura, riviste, poster e altre chicche. Ora, in quella stanza possono entrarci tutti.
Contro il razzismo non ho paura ad espormi e invito tutti a farlo in ogni occasione. Quando a “Ogni mattina” mi hanno chiesto se avessi subito discriminazioni ho pensato a tutti i miei fratelli e sorelle che sono nati qui da genitori stranieri, e ancora faticano ad avere la cittadinanza Italiana. Sono con voi e capisco la frustrazione di sentirsi “stranieri nella propria nazione”.
Adesso su YouTube il video della canzone “Non respiro” con Davide Shorty e David Blank. Una poesia in musica contro ogni forma di razzismo e abuso di potere, nata dalla voglia di trasformare la rabbia in amore in un periodo storico che sembra non darci tregua. La produzione è di Shorty con il prezioso contributo di Cyrus Mackey alla tromba, Rosetta Carr ai cori e al basso, e Davide Savarese alla batteria. Per me è un onore aver collaborato con artisti del vostro spessore e ve ne sono grato. Complimenti a Baburka Production per la realizzazione del video, e ringrazio i miei amici che si sono messi in gioco cantando la canzone.Vi chiedo supporto nella diffusione del video per far arrivare a tutti il nostro messaggio.
Sono giorni che osservo in silenzio quello che sta succedendo negli Stati Uniti a causa dell’omicidio di George Floyd, e come altre volte il rap mi ha aiutato a trovare le parole giuste per esprimere quello che penso.
“Non respiro mamma vieni a salvarmi, mi hanno ucciso a mani nude senza armi, sono solo uno dei tanti caduti, chiudo gli occhi mamma e tanti saluti, la mia pelle non è spessa abbastanza, non respiro la tua voce mi calma, steso a terra non mi posso più alzare, su di me tutto il peso del male, il potere ti azzera, il silenzio difende l’odio di un collega, e la vita si spreca, è l’invidia che striscia il fallimento ti acceca, prendi e fai la tua scelta, rosso sangue la razza è la stessa, resto un uomo come te come tutti, anche quando non respiro come Floyd, come Cucchi.”
“I don’t breathe mom come to save me, they killed me with bare hands without weapons, i’m just one of the many fallen, i close my eyes and many greetings, my skin is not thick enough, i don’t breathe your voice calms me, lying on the ground i can no longer get up, all the weight of evil on me, power wipes you out, silence defends the hatred of a collegue, and life is wasted, it is envy that creeps failure, blinds you, take and do your choice, blood red, the race is the same, i remain a man like you like everyone, even when i don’t breathe like Floyd, like Cucchi”
Ringrazio Simona Dell’Utri per avermi arruolato nella squadra di formatori della piattaformaValory App. Abbiamo organizzato un contest di canzoni rap per gli studenti di alcune scuole nel territorio del Gargano in cui il tema sono i valori positivi e oggi alle 16 incontrerò i vincitori per consegnargli il loro premio. Un ora di live in privato con me in cui faremo festa e faccio i miei complimenti ai partecipanti che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco. Ai docenti va tutta la mia stima per non aver mollato la missione in un momento così difficile, e da padre di un ragazzo di 20 anni che frequenta l’ultimo anno di liceo so bene di cosa sto parlando. Mio figlio è fortunato e non gli manca niente, ma non tutti hanno la possibilità di acquistare un pc per studiare a casa e vivono una situazione tranquilla a livello familiare che gli permette di essere sereni. Per come sono cresciuto io da bambino sono sensibile su questo argomento e mi rispecchio nelle loro storie. La mia speranza è di tornare al più presto fisicamente tra i banchi per costruire tutti insieme un Italia del futuro più giusta e inclusiva.
Mio padre è stato in carcere per molto tempo e ricordo bene la frustrazione di mamma e la vergogna che avevo di parlarne a scuola per paura di essere giudicato. Ero il figlio di un delinquente e questa cosa non la doveva sapere nessuno. Tutta la rabbia repressa ogni volta che tornavo a casa da solo. La verità è che non gli hanno mai dato una possibilità per riscattarsi, dentro un girone infernale in cui il perdono viene concesso solamente dopo una punizione. Lo hanno privato dell’amore ma non sono mai riusciti a togliergli la dignità, e se oggi sono così è anche grazie a lui. Questo rapporto con il carcere mi ha sensibilizzato e da anni collaboro con varie associazioni per portare un po’ di luce agli “amici di mio padre”. Dai laboratori di rap ai concerti improvvisati alCarcere di Rebibbia senza nemmeno avere un impianto, ma con un energia che pompava milioni di watt. Credo fortemente che la bellezza dell’arte e la cultura possono essere uno strumento di riabilitazione.
Martedì 26 ne parleremo con Salvatore Striano, Giovanni Maria Riccio e Giuditta Nelli – Ore 16 diretta Facebook e Youtube (Arci Liguria)