Sull’inserto domenicale de Il Sole 24 ORE è uscito un mio articolo in cui parlo del rap e del suo potere comunicativo e sociale. Ringrazio di cuore Cristina Battocletti tutta la redazione per questa opportunità.
Ecco un breve estratto:
«L’approccio dei rapper dei primi anni Novanta era molto diverso da quello che c’è oggi: basta confrontare i testi di gruppi come Assalti Frontali, Lou X, Sangue Misto, con quelli di rapper come Sfera Ebbasta, Baby Gang, Geolier o Lazza, per rendercene conto. Il cambiamento, però, non riguarda il fatto che questi ultimi non parlano più dei problemi sociali: è solo cambiato il modo di raccontarli.
Per comprendere al meglio questo discorso dobbiamo tenere a mente due fatti: da un lato, il rap in Italia da movimento underground, di nicchia, è diventato un fenomeno popolare, di massa, utilizzato da categorie di persone un tempo lontane da questo genere musicale; dall’altro, il rap è, ed è sempre stato, lo specchio della società. I testi delle canzoni contemporanee, spesso intrisi di messaggi in cui la glorificazione del potere e del successo economico è ai massimi livelli, quindi, sono il riflesso dei modelli che vengono proposti dalla società in cui stiamo vivendo.»
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